Gutenberg tra Strasburgo e Magonza
Johannes Gutenberg nel 1448 tornò a Magonza, ripercorrendo il Reno a ritroso rispetto ad una ventina di anni prima.
Come sempre, si sa poco di lui e si deve lavorare più con supposizioni che su documenti.
Si può immaginare che i suoi due soci rimasti, delusi dai primi esiti della stampa, della quale devono aver creduto non potesse esserci un futuro, abbiano chiesto lo scioglimento della società e il rimborso del denaro.
Gutenberg non potendo fare fronte alla cosa fu protestato, finendo rovinato. Scoraggiato, non gli sarebbe restato che abbandonare Strasburgo e rientrare a Magonza.
Di strada ne aveva fatta molta: dalle sole conoscenze legate all'oreficeria era riuscito a costruire dei caratteri in metallo, comprendendo che quelli in legno non potevano essere la soluzione per la fragilità e deformabilità, superabile attraverso caratteri in lega.
Per ottenerli serviva uno stampo che ottenne mediante la percussione di punzoni in acciaio da lui incisi.
In questa matrice era fatta la colata della lega di piombo e stagno, che raffreddava velocemente e resisteva bene alla pressione e che avrebbe consentito di ottenere lettere e simboli tutti uguali per forma e lunghezza.
Serviva, e trovò, un inchiostro adatto a base di olio non troppo denso, né troppo liquido; ideò degli strumenti che servivano per stenderlo meglio; quindi c'era il problema di come farlo aderire alla carta o alla pergamena.
Questo ostacolo trasformò Gutenberg in meccanico e, magari con qualche osservazione casuale, per esempio vedendo in azione uno spremitore per l'uva, costruì un torchio, prima macchina per la stampa che con delicatezza, ma forza, fondeva carta ad inchiostro.
E' plausibile supporre che già a Strasburgo possa aver stampato qualcosa, certamente si era procurato un torchio e i materiali per costruire dei caratteri tipografici.
E' a Strasburgo che ebbe l'intuizione alla base della sua straordinaria invenzione: incidere separatamente ogni singola lettera dell'alfabeto latino con la possibilità di riutilizzare i caratteri migliaia di volte.
La composizione di un testo nelle sue più piccole componenti -lettere, accenti, abbreviazioni, simboli vari, punteggiatura- era la chiave per realizzare delle stampe in modo veloce ed economico. Per poter realizzare efficacemente il progetto di stampa, i singoli caratteri dovevano essere allineati in modo da formare una pagina, che veniva poi cosparsa di inchiostro e pressata contro il foglio o la pergamena attraverso il torchio.
Fu, però, a Magonza che Gutenberg concluse il suo cammino, arrivando a stampare il primo libro, la Sacra Bibbia.
Di strada ne aveva fatta molta: dalle sole conoscenze legate all'oreficeria era riuscito a costruire dei caratteri, comprendendo che quelli in legno non potevano essere la soluzione per la fragilità e deformabilità, superabile attraverso caratteri in lega. Per ottenerli serviva uno stampo per la colata della lega di piombo e stagno, che raffreddava velocemente e resisteva bene alla pressione, e che avrebbe consentito di ottenere lettere e simboli tutti uguali. Fece anche ciò.
Serviva, e trovò, un inchiostro a base di olio non troppo denso, né troppo liquido; ideò degli strumenti che servivano per stenderlo meglio; quindi c'era il problema di come farlo aderire alla carta o alla pergamena.
Questo ostacolo trasformò Gutenberg in meccanico e, magari con qualche osservazione casuale, per esempio vedendo in azione uno spremitore per l'uva, costruì la prima macchina per la stampa che con delicatezza, ma forza, fondeva carta ad inchiostro.
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