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Gutenberg stampa la Sacra Bibbia

Johannes Gutenberg, dovendo ricominciare nuovamente a Magonza, sua città natale, aveva come prima cosa bisogno di finanziamenti. Era conscio che non sarebbe stata una impresa facile stampare un volume intero, ma era ormai determinato ad intraprendere l'ambizioso progetto.

Gutenberg decise che avrebbe fatto le cose in grande e puntò su un testo che contava centinaia di pagine: la Sacra Bibbia, il più importante testo della Cristianità che avrebbe avuto acquirenti in ogni ambito. I conventi, le università, i grandi principi e soprattutto gli eminenti ecclesiastici ne avrebbero sicuramente acquistata una, se non addirittura diversi esemplari.

Per poter concretizzare la sua idea aveva bisogno di molti fondi. Ormai non sentiva più l'esigenza di tenere l'assoluto riserbo sulla sua attività per paura che gli rubassero le idee, quindi, in cerca di sostegno economico, si rivolse ad uno degli uomini più ricchi della città, il mercante e banchiere Johannes Fust.

Il grande inventore tedesco gli illustrò l'imponente progetto e fece una lista di tutto ciò che gli serviva per portarlo a compimento: torchi, leghe metalliche, inchiostro, numerosi stampatori e tanta costosissima carta. Fust si lasciò convincere, accettando di buon grado e senza troppi indugi, di prestare a Gutenberg una somma di ottocento fiorini, sulla quale fu fissato un interesse del sei percento.

Gutenberg inaugura la stamperia

La casa in cui il celebre inventore avviò la sua stamperia esiste ancora oggi, si tratta della Haus zum Korb.

Fu un'impresa grandiosa e del tutto senza precedenti. Vennero impiegati sei torchi di quercia ai quali lavorarono dodici stampatori, dodici compositori e un inchiostratore.
Quando i torchi furono pronti, la stamperia poté entrare in funzione.

stamperia

Con leghe di piombo e stagno furono preparati migliaia di caratteri tra lettere dell'alfabeto e segni di punteggiatura, che venivano inchiostrati con l'ausilio di grossi tamponi inventati dallo stesso Gutenberg e che servirono per riprodurre prima qualche opera minore, forse l'Ars minor del Donato e molto più probabilmente delle lettere di indulgenza che l'autorità ecclesiastica richiedeva numerose.


Per approntare gli strumenti necessari al processo di stampa, Gutenberg spese tutti gli ottocento fiorini, quindi tornò due anni dopo nel 1452 da Fust per chiedergli un altro prestito per altri ottocento fiorini.
Con quel denaro perfezionò i macchinari e costruì delle cassette per i caratteri. In questo modo i compositori non correvano il rischio di perderli. Ora tutto era pronto per iniziare a produrre la prima copia della Sacra Bibbia.

Nel giro di tre anni la sua stamperia produsse 180 copie della Bibbia, quaranta su pergamena e centoquaranta su carta. Nello stesso tempo un amanuense sarebbe riuscito a copiare un unico esemplare della Bibbia. Al giorno d'oggi si contano 48 esemplari sopravvissuti e custoditi quasi unicamente in biblioteche pubbliche, sparpagliate tra Europa, Stati Uniti e una in Giappone. Non si contano copie integre in Italia.

Gutenberg era un perfezionista. Voleva che la qualità di stampa fosse pregiata come le pagine scritte a mano; solo in questo modo, infatti, poteva fare concorrenza alle Bibbie miniate. Così decise di mantenere l'impaginazione dei volumi manoscritti e di completare le parti di decoro, abbellimento e i capilettera con accurate miniature. Cercava, inoltre, di apportare miglioramenti ai singoli attrezzi a dimostrazione di un lavoro anche di perfezionamento degli strumenti e non solo di una applicazione statica dell'invenzione.

Gutenberg e Fust

Possiamo immaginare che Fust si recasse spesso a controllare di persona come procedesse il lavoro, considerando le importanti somme che aveva investito nell'impresa che si era trascinata fino al 1455.

Poco prima della primavera di quell'anno i primi volumi furono messi in vendita con ottimo successo, ma non sufficiente per placare la cupidigia di Fust che decise di richiedere a Gutenberg, accusato di ritardare la restituzione del denaro con il suo perfezionismo, il pagamento degli interessi e la restituzione della somma prestata.
Gutenberg, che era giunto finalmente ad un passo dalla possibile ricchezza, non potendo ancora far fronte alle richieste del finanziatore, fu portato in tribunale. Le deposizioni conservate negli atti giudiziari riguardano soprattutto gli interessi fissati al momento del prestito.

Gutenberg perse la causa; aveva sottoscritto un contratto in cui si impegnava a rendere gli interessi. Uno dei migliori artigiani di Gutenberg, l'incisore Peter Schöffer, testimoniò contro il suo datore di lavoro e fu per lui la mossa migliore che gli aprì le porte del successo.

Come risarcimento Fust ottenne la stamperia con tutti i suoi macchinari e i diritti sulle vendite delle Bibbie. Pietro Schöffer nativo di Gernsheim, come premio divenne prima operaio, poi genero del Fust, avendone sposata la figlia Christina. Infine ne fu socio.

Per Johannes Gutenberg oramai quasi sessantenne fu la fine di un sogno.
Energico e grintoso, non si arrese alle avversità, ma la sua tipografia divenne Fust – Schöffer e furono loro a raccogliere a piene mani i frutti della rivoluzionaria invenzione, anzi a Magonza fu associata a loro l'invenzione stessa della stampa.

Gli ultimi anni di Gutenberg furono ancora funestati da imprevisti.

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Stampe Antiche

di Davide Biffis

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