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Vicissitudini giudiziarie di Mercatore

Le vicissitudini giudiziarie di Mercatore furono motivate da aspetti religiosi, ma considerando  le aspirazioni di tipo erasmiano e vicine ad ideali di conciliazione, che anche dalla sua produzione traspaiono, appare chiaro come egli fu vittima di una situazione politica che nei territori spagnoli ove Mercatore era nato e vissuto si era fatta tesissima.

I territori fiamminghi nel XVI secolo furono scossi da fermenti religiosi che andavano intrecciandosi con interessi politici e Mercatore non riuscì a restarne completamente estraneo.


Egli tra i suoi eterogenei interessi all'inizio del quarto decennio del secolo coltivava anche la passione per i segreti della Natura con un occhio alla magia.
Sembra che in un carteggio epistolare con un monaco di Mechelen, identificato in Francesco Monaco dal quale Mercatore doveva aver avuto notizie cartografiche circa i paesi nordici, vi fosse scambio di opinioni su carte geografiche, ma pure di idee legate alla magia o comunque non allineate al credo Cattolico.

Da qui ebbero inizio le sue vicissitudini giudiziarie.

Fatto sta che nel 1544 Mercatore cadde in una retata di polizia insieme ad altri quarantadue personaggi più o meno noti, tra i quali Giovanni Drosio a cui era stato dedicato il mappamondo del 1538. La posizione di Mercatore appariva anche più grave per l'impressione che avesse cercato la fuga da Lovanio a Rupelmonde, dove fu arrestato.

Ci vollero quasi quattro mesi per chiarire la faccenda, ossia che nel paese natale Mercatore ci era andato per questioni di famiglia e che dall'eresia luterana lui era estraneo, o quanto meno i meriti e la stima acquisita col suo lavoro fecero sì che il Rettore dell'università e il curato di Rupelmonde si impegnassero a fondo in sua difesa fino ad ottenerne la scarcerazione.

La questione non si concluse felicemente per tutti, in quanto vi furono almeno tre esecuzioni capitali a dimostrazione della gravità delle accuse.

I globi di Mercatore

globi mercatoreBenché scosso, a Lovanio Mercatore ci rimase con la famiglia per altri otto anni, lavorando con il solito successo alla costruzione di strumenti matematici e globi tra cui uno celeste che per misure e struttura fa il paio con il terrestre che aveva costruito nel 1541, dedicandolo al cardinale Perrenot de Granvelle, che diverrà il patrono di Mercatore ed in seguito anche di Ortelio e Plantin.


Oggi due capolavori mercatoriani come questi sono conservati nel Palazzo Ducale di Urbania.


Tuttavia nel 1552, forse allettato dal progetto d'apertura di una università, forse interessato a trovare un ambiente più tollerante e tranquillo, Mercatore decise di trasferirsi laddove la politica aveva saputo mantenere un certo equilibrio fra le confessioni, nel ducato di Jülich-Cleves-Berg, retto dal duca Guglielmo il ricco, presso Duisburg.

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di Davide Biffis

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