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Valori di Sebastian Münster nella Cosmographia

Parlando di scala di valori espressi da Sebastian Münster nella sua "Cosmographia Universalis" vogliamo alludere alle scelte che egli fece circa cosa illustrare e come raccontare il Mondo.

La trascuratezza per ciò che è extraeuropeo deriva da un aspetto legato alla diversa sensibilità che l'uomo rinascimentale poteva avere rispetto all'uomo d'oggi.

Nel primo cinquecento si stavano facendo i passi fondamentali per abbandonare le certezze del mondo tolemaico, il quale cozzava con le realtà che le scoperte e i viaggi dimostravano.
La terra non era solo quella greco-romana, che dal Mediterraneo giunge fino all'Indo o poco più, ma aveva ampie propaggini oltre, a volte intuite, a volte sconosciute.

Per l'Alessandrino il nord Europa è lontanissimo, oltre la Vistola iniziano i dubbi e al di là del Caspio c'è terra senza forma. Superato l'Indo, molto lontana c'è la terra dei Cinesi, che per magia si collega all'Africa, di cui si conosce bene il Nilo, ma per il resto c'è solo il Prete Gianni e il deserto.

I successi delle continue uscite editoriali della Geographia di Tolomeo stanno a dimostrare la sicurezza di questa dimensione e i suoi aggiornamenti la volontà di adeguarla senza stravolgerla alle nuove conoscenze.

Münster, come erudito compilatore enciclopedico delle varie competenze cosmografiche quale era, cercò di dare spazio alla Terra, delineandola secondo le fonti che riteneva più accreditate, raccontandola oltre che mostrandola, ma da un punto di vista Europeo, dalla sua Basilea, non mondiale come si fa oggi.

europa
Così il tranquillo Vecchio Continente viene approfondito molto, anche perché c'è ancora molto da assemblare e da raccontare su di esso; d'altronde la Cosmographia Universalis è scritta per gli Europei, anzi forse soprattutto per i tedeschi.


Così, man mano che Münster si allontana geograficamente e politicamente dal cuore dell'Europa, le informazioni e gli interessi calano a favore di quelle credenze, sovente negative ed avvalorate anche dagli antichi, quindi radicate in profondità nell'uomo europeo dotto, che narrano di blemmi africani, sciapodi indiani, cannibali americani.

Le fonti di Sebastian Münster nella Cosmographia

Le fonti di Sebastian Münster furono i classici che bene conosceva ed aveva già tradotto, quali Tolomeo, Solino, Pomponio Mela, ma anche Strabone, Tacito e Plinio. Adoperò i saperi del Medio Evo e le narrazioni dei viaggiatori, ai quali tuttavia non sempre diede fede; si avvalse dei mostri di John Mandeville e dei popoli raccontati da Johannes Boemus.

Per quanto concerne il suo amato Sacro Romano Impero, Münster dimostra di potersi abbeverare a fonti aggiornate e di prima scelta, unite alla personale esperienza nei viaggi compiuti e ai fondamentali contatti che gli permisero di ottenere informazioni precise. Si addolora di non aver avuto analogo riscontro dalle corti dei Principi, dei Vescovi, dai dotti di Francia, Spagna, Inghilterra, di Scozia, Danimarca, Svezia, dai Polacchi, cosa che gli avrebbe permesso di concludere l'opera sua più felicemente e con più completezza.


Almeno nella traduzione italiana il Münster è piacevole da leggere, fornisce con chiarezza svariate notizie, anche se il suo voler dir tutto implica superficialità.

Nel cinquecento, tuttavia, l'uomo dotto era bramoso di questa varietà di nozioni e lo dimostrò acquistando massicciamente la Cosmographia che, da summa delle conoscenze geografiche del Rinascimento, divenne il principale veicolo di diffusione della geografia, e non solo, in Europa, rivelandosi uno dei libri più importanti del periodo della Riforma.

L'uomo moderno invece è affascinato principalmente dalle immagini in xilografia che tappezzano il volume. Ve ne sono a centinaia e per tutti i gusti: ritratti di sovrani presenti e passati, di principi, di animali, di piante, di avvenimenti, di paesaggi, di mostruosità, di mostri marini, di torture, di costumi e soprattutto vi sono carte geografiche e vedute di città che variano per tipo e numero rispetto all'edizione latina della Cosmographia di Sebastian Münster del 1550.

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