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Ultimi anni di Ulisse Aldrovandi

Ulisse Aldrovandi gli ultimi trent'anni di vita li dedicò al progetto che lo renderà celebre fino ai giorni nostri.

Nell'ottobre del 1578 incominciò la stesura della sua Historia Naturalis, ma sarà solo nel 1594 che, accorgendosi del tempo trascorso, Aldrovandi decise di fissare con la stampa la parte principale del suo lavoro. Si rivolse a Francesco de Franceschi, editore di Venezia al quale fu richiesto di lavorare a Bologna in una stamperia appositamente preparata.

Le cose non andarono nel modo sperato da Aldrovandi, tanto che questo editore firmò solo il primo libro dedicato agli uccelli della collana sulla Storia Naturale. Gli altri volumi vennero editi dal bolognese Giovanni Battista Bellagamba.

In questi ultimi anni Ulisse Aldrovandi portò a termine la stesura delle sue Syntaxis (Syntaxis plantarum e Syntaxis plantarum et animalium), rimaste inedite contrariamente alla sua volontà e che racchiudevano in sé la vera forza innovativa del bolognese.

Infatti, gli antichi attribuivano a ciascun animale quello che noi diremmo oggi il “nome volgare”. Finchè le forme animali e vegetali conosciute furono poche, non sorsero troppe difficoltà nell'uso di tale metodo.

rapace
Tuttavia, le continue scoperte seguite alle esplorazioni geografiche, al perfezionamento dei mezzi di osservazione, quali la lente e il microscopio, che aumentarono la vastità del mondo naturale e permisero di porre in evidenza caratteristiche non rilevabili ad occhio nudo, aumentarono talmente il numero delle forme di vita, da rendere complicato il loro differenziamento con lunghe e minute osservazioni.


Di questo si era reso conto Ulisse Aldrovandi.

La sua grandiosa opera zoologica era composta di ponderosi volumi di grande formato contenenti descrizioni analitiche e scrupolose per ogni specie a lui nota, seguendo la metodologia classica; ma il bolognese aveva intuito che si sarebbe potuto andare oltre, senza mettere completamente a fuoco la strada.

Negli ultimi anni di insegnamento Ulisse Aldrovandi instaurò il metodo delle Syntaxis con le quali, a mezzo di caratteri essenziali opposti, poneva in evidenza le differenze e i punti comuni degli organismi e ne facilitava il riconoscimento. Senza saperlo aveva imboccato la strada riformatrice che culminerà con Linneo nella classificazione moderna.

Le Syntaxis dell'Aldrovandi non furono mai pubblicate e il merito dell'intuizione e del suo sviluppo spettò centotrenta anni dopo al grande naturalista svedese.


Nel 1600 con settantotto primavere sulle spalle e una salute non perfetta, Ulisse Aldrovandi andò in pensione con un vitalizio invariato rispetto al periodo di attività. Passò di mano tutti gli impegni tranne quello di direttore dell'orto botanico pubblico che in quello stesso anno riuscì ad ampliare tra le aiuole della sede primitiva vicina alla attuale piazza Maggiore, dove nei primi anni poteva condurre i suoi studenti ad ammirare i semplici.

Originariamente quella prima dislocazione non gli pareva congeniale e nel 1587 aveva visto accolte le sue richieste di uno spostamento in una sede più opportuna nei pressi di porta S. Stefano.

L'insistenza circa la creazione di un orto botanico universitario era legata al duplice aspetto di poter constatare giorno per giorno la crescita delle piante coltivate e la funzione educativa nei confronti degli studenti che alla teoria delle letture aldrovandine in aula dei semplici potevano dar seguito con la pratica dell'osservazione diretta.
La sede attuale del giardino dei semplici di Bologna risale al 1803.

Nel maggio di cinque anni dopo Ulisse Aldrovandi si spense.

L'eredità di Ulisse Aldrovandi

I famosi armadi rimasero in eredità alla moglie, mentre tramite testamento Ulisse Aldrovandi affidò al Senato bolognese tutto il suo repertorio culturale: la biblioteca personale, il suo museo, i suoi manoscritti e carteggi.

Richiese solo che fossero conservati come un unicum, cosa che avvenne solo parzialmente. La trascuratezza e il tempo menomarono seriamente il materiale, il quale nel 1796 finì nelle mani di quegli infaticabili saccheggiatori dei Francesi che lo dovettero rendere nel 1815 dopo il congresso viennese.

Là dove non giunse l'incuria, poté il freddo: si sa che gli alberi da frutto sono legni duri che bruciano lentamente, sicché alcune tavole xilografiche incise sul legno di pero finirono nelle stufe per scaldare durante l'ultimo conflitto mondiale. Oggi il tuttavia ancora ricco, splendido archivio è custodito nell'università di Bologna ed aiuta nello studio della Historia Naturalis di Ulisse Aldrovandi.

[ pagina iniziale sul naturalista Ulisse Aldrovandi ]

Stampe Antiche

di Davide Biffis

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