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Parigi nel settecento

Parigi nel settecento è l'esempio di una egemonia di rendita, frutto delle scelte del secolo precedente e destinata a concludersi tragicamente.

Parigi nel settecento è il modello per l'Europa, detta le regole della moda, del gusto, delle buone maniera. Il francese diventa la lingua parlata nelle ambasciate e scritta nei trattati. Versailles si afferma come il palazzo a cui ispirarsi e la sua anima Luigi XIV il modello politico di riferimento. Le corti del Vecchio Continente ricercano intellettuali, architetti, precettori, artisti francesi. Infatti, come in contesto politico e culturale, anche l'arte che si diffonde a  Parigi nel settecento si impone.

Il volano volontario di questo movimento fu Luigi XIV, noto come Re Sole; indovinato epiteto alla luce dell'abilità di trasformare le sue ricche scelte in qualsiasi ambito in uno status symbol continentale al quale tendere, come naturalmente è attratta dalla luce del sole ogni cosa. Il mezzo per affermarle fu il meglio organizzato esercito della seconda metà del seicento, capace certamente di avvicinare i confini nazionali a quelli moderni, ma anche incapace di difendere nel secolo successivo le vaste colonie americane e quelle ricche dell'India, perse a vantaggio di Sua Maestà Britannica.

E' un esercito ordinato, disciplinato, numeroso, ricco di mezzi che si avvale della rete di fortificazioni progettata da Vauban grazie all'apporto di tutti gli ingegneri militari del Re e alle carte geografiche costruite sui loro lavori, che confluiranno nel Dépôt de la Guerre richiesto da Luigi XIV per disegnare le mappe fondamentali allo sviluppo dei suoi progetti espansionistici.

luigi xiv

La cartografia francese nel settecento


La cartografia francese iniziò il suo sviluppo in ritardo rispetto ai movimenti che si erano avuti altrove in Europa, in parte sulla scia della debolezza nella corsa alle esplorazioni e occupazioni della Francia, incentrate sulla costa atlantica del nord America; in parte per l'interesse prettamente nazionale dei primi suoi passi.

Per almeno un secolo e mezzo la produzione di atlanti originali in Francia è costituita da opere dedicate al suolo nazionale, mentre per ciò che riguarda l'estero l'influenza di autori stranieri è significativa.
Non a caso viene accettato che il grande periodo della cartografia transalpina abbia inizio con Nicolas Sanson il cui atlante di maggior pregio uscì solamente nel 1654.

Cartes générales de toutes les parties du monde
è il primo atlante curato da un francese che abbia un respiro mondiale e che non si limiti a raffigurare solamente il territorio nazionale o al massimo che a questo aggiunga una introduzione fatta da un mappamondo. A supporto di ciò si possono citare le carte del Sanson relative al Nord America e in particolare alla zona dei Grandi Laghi, raffigurati per la prima volta nella loro interezza.

francia
Neanche venti anni dopo ad Amsterdam un disastroso incendio distruggeva la maggiore officina cartografica europea, segnando l'inizio della parabola discendente per la città Olandese ed offrendo alla Francia l'opportunità di inserirsi nel vuoto creato. Per il resto l'Europa vedeva i territori tedeschi devastati dalla recente Guerra dei Trent'anni e gli Stati italiani troppo piccoli, sudditi, in declino per giocare un ruolo nuovamente da leader, dopo i fasti quattro-cinquecenteschi. La Spagna era vicina ad una crisi dinastica e l'isolata Londra, che per forza politica, economica, sociale avrebbe avuto ogni possibilità per imporsi, era concentrata nel creare quel dominio mondiale che si realizzerà pienamente dopo Napoleone.

Parigi regina della cartografia nel settecento

Parigi nel settecento raccoglie lo scettro di regina della cartografia e, ancora sotto il segno di Re Luigi XIV con la sua Académie Royale des Sciences, istituita dal controllore generale delle finanze Colbert nel 1666, comincia a gettare le basi per la creazione di carte geografiche scientifiche, rilevate direttamente sul terreno attraverso le famose triangolazioni, quindi basate su precisi calcoli matematici, geometrici, topografici ed astronomici; carte che si avvalgono di più accurate misurazioni delle longitudini, ad iniziare dal meridiano di Parigi.

L'anima di tale ampio progetto fu la dinastia dei Cassini, da Jean Dominique, al figlio Jacques, al nipote César François e al bisnipote Jean Dominique (Cassini IV). Furono loro, italiano il papà di origine, ma chiamato da Luigi XIV a Parigi dove ben presto prese la nazionalità francese, a porre le basi astronomiche ed a portare a compimento la costruzione della prima carta di uno stato integralmente delineata sfruttando le triangolazioni.

Il primo vero cartografo completamente settecentesco e che uscirà, per ragioni anagrafiche, dal mondo di Luigi XIV fu Guillaume Delisle, membro più rimarchevole della famiglia. Fu lui che applicò in ambito mondiale gli insegnamenti astronomici del suo maestro Jean Dominique Cassini, rianalizzando la cartografia esistente e ridelineandola su criteri di maggiore scientificità, alla luce anche delle nuove informazioni che i viaggiatori potevano fornire.
I risultati non si fecero attendere, per esempio circa la forma dell'Italia che fu migliorata rispetto al quel modello inscalfibile rappresentato dalla Penisola del Magini risalente al 1608, oppure al corso del Mississipi mostrato in dettaglio per la prima volta. Guillaume Delisle ebbe la maggiore influenza nello sviluppo della cartografia francese all'inizio del XVIII secolo, quando oramai le carte parigine avevano acquisito un predominio fatto di precisione e diffusione.

Alla morte del Delisle nel 1726, fu Jean Baptiste Bourguignon D'Anville a continuarne il percorso, anche con maggior spirito critico. L'accuratezza, la proprietà, l'eleganza delle sue carte fecero considerare il D'Anville quale miglior cartografo europeo. I suoi atlanti mondiali si collocano negli anni quaranta del secolo, nel pieno del fulgore per la Parigi del settecento, ma di lui si ricorda soprattutto la passione per l'Asia orientale di cui seppe fornire dettagliate carte, aiutandosi con le notizie fornite dai missionari gesuiti, a dimostrazione che se necessario anche la pericolosa Compagnia di Gesù, che nella Francia illuminista verrà soppressa di lì a poco, tornava utile.

Le carte prodotte nella matura Parigi del settecento segnano, dunque, un punto di rottura con il passato. Perdono buona parte dell'apparato decorativo e di riempimento: niente mostri o vascelli nei mari, niente raffigurazioni fantastiche o ipotetiche; solamente i cartigli e le scale mantengono una cornice di abbellimento. I cartografi transalpini disegnano il Mondo solo come esso è, se non conoscono come sia, lasciano in bianco o ci mettono delle note di testo con le supposizioni.

La carte uscite dai torchi reali della Parigi del settecento sono grandi, stampate su fogli sontuosi e ricchi di margini, sono colorate solo nei confini tra le regioni o gli stati. Gli atlanti dei francesi si possono consultare per viaggiare, conoscendo con certezza quale sarà il prossimo fiume, la prossima città, il prossimo mare.

Tuttavia, se si è nutrito l'occhio moderno con la fantasia e l'immaginazione che riempiva i vuoti di conoscenza del cinquecento e in parte del seicento, la lineare scientificità della cartografia illuminista francese, al primo posto nella scala del sapere, ha pagato un ben caro prezzo.

 

 

Stampe Antiche

di Davide Biffis

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