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Pietro Andrea Mattioli

Pietro Andrea Mattioli è certamente la figura nell'ambito della botanica più nota al pubblico. Mattioli nacque a Siena nel 1501 e ben presto iniziò i suoi pellegrinaggi tra le città della Penisola.

Laureatosi in medicina a Padova a soli 22 anni, seguendo le orme del padre medico, esercitò la professione tra lo Stato della Chiesa e il Vescovado di Trento. Ripassato sotto la Serenissima, Mattioli cominciò la sua traduzione del De Materia Medica del Dioscoride, autore classico, uno degli antichi padri della botanica.

cepa fissilis
Le prime edizioni a stampa dell'opera dioscoridea erano in circolazione da circa una sessantina d'anni - la prima è del 1478 in latino - e avevano stimolato il risveglio dell'interesse per la botanica con la volontà di approfondire e verificare la fondatezza delle nozioni che coinvolgevano soprattutto la farmacopea.

 

Mattioli ebbe l'intuizione che la sua traduzione del De Materia Medica fosse in volgare, quindi aperta a chiunque sapesse almeno leggere e non riservata ad una cerchia di studiosi come sarebbe accaduto se avesse optato per il latino.

 

La prima edizione uscì nel 1544 ancora senza l'apparato grafico che tanti sanno riconoscere; il titolo si trova solitamente abbreviato in Discorsi di Pietro Andrea Mattioli sull'opera del Dioscoride.

 

Il Mattioli tradusse, ma è con l'aggiunta dei suoi amplissimi discorsi, commenti, annotazioni e censure, nonché l'integrazione con nuove essenze vegetali, che creò un libro di successo che lo fece assurgere a fama europea. Egli riuscì a portare lo studio e l'utilizzo dei semplici a fini farmacologici alla portata dei barbieri, degli erbolai e degli speziali, oltre che dei botanici e medici.

 

Nel 1554 ci fu la pubblicazione dell'opera del Mattioli in latino col titolo Petri Andreae Matthioli Medici Senensis Commentarii [...] abbellita dalle prime 562 piccole xilografie.

 

I Commentarii del 1565 di Pietro Andrea Mattioli

Finalmente giungiamo alla regina delle edizioni, quella del 1565 di cui Furlanetto Stampe Antiche ha il piacere di porre in vendita alcune stampe antiche.

 

In questo volume edito dal Valgrisi a Venezia fanno sfoggio circa un migliaio di tavole a tre/quarti pagina, delineate con arte, pazienza e ingegno inestimabile da Giorgio Liberale da Udine e intagliate da Wolfang Meyerpeck.

fiori di lilac
Le xilografie erano state adoperate una prima volta per il Mattioli edito a Praga del 1562, quindi in quello in lingua tedesca dell'anno seguente; ma è in questa prima edizione latina che la qualità raggiunge il massimo livello grazie soprattutto alla qualità della carta adoperata ed alle capacità editoriali di Venezia.

 

Giorgio Liberale fu chiamato a Praga come pittore al servizio del granduca Ferdinando della casata d'Asburgo quando il Mattioli vi era già da alcuni anni in qualità di medico personale del secondo genito di sua altezza; mentre il tedesco Wolfang Meyerpeck fu incisore e stampatore morto nella capitale boema nel 1595. Lo spessore dei legni in pero delle xilografie fu intenzionalmente lo stesso dei blocchi usati per i caratteri mobili, così da poter stampare ogni foglio con una operazione sola.

 

Inutile sottolineare l'enorme successo che fece dei Commentari il best seller del secolo con decine di migliaia di copie vendute anche fuori Europa, grazie alle edizioni in francese, tedesco, e finanche ceco, accanto a quelle in italiano e ovviamente latino.

Pubblicazioni che continuarono per soddisfare le richieste fino quasi alla metà del settecento con decine di edizioni.

Abbiamo dedicato una pagina di elenco ed approfondimento alle numerose edizioni dell'erbario I Discorsi di Pietro Andrea Mattioli

 


Le grandi xilografie, che arricchiscono i Commentari del Mattioli e che indubbiamente contribuirono al suo affermarsi, furono approntate sotto la supervisione dell'autore il quale, non essendosi pare archiviato negli anni una sua collezione di piante secche, soluzione ai suoi tempi già entrata in uso, dovette utilizzare i disegni che aveva diligentemente raccolto, unitamente a non poche raffigurazioni, relative in particolare alle piante dei paesi remoti, le quali erano state a lui fornite senza che avesse potuto verificarle o correggerle.
La precisione risultò pertanto a volte discutibile e in effetti qualcuno osò attaccare il Mattioli malgrado la nomea di grande fitografo che lo circondava.

 

Tra gli oppositori vi fu il botanico tedesco Melchiorre Guilandino, il medico portoghese Amato Lusitano, il prefetto dell'orto botanico di Padova Luigi Anguillara e Conrad Gesner, medico ed umanista zurighese, autore di opere assai eterogenee tra cui la monumentale Historiae animalium.

 

Come si nota i detrattori erano di paesi differenti e di religioni diverse - ebrei convertiti, cattolici, protestanti - a dimostrazione della forza universalizzante della stampa che permetteva accese discussioni e continue verifiche, utili ad una progressione delle conoscenze botaniche e non.
Queste interconnessioni, in una Europa attraversata delle guerre di religione, erano il punto unificante del continente e il momento di svolta verso il dominio mondiale della cultura europea.

fiori di narciso
Mattioli, di indole irascibile se non addirittura vendicativa, si difese con pubblicazioni e lettere in particolare contro il Gesner con cui la diatriba, che ruotava attorno alla precisione della stampa del Primum Aconitum, durò dieci anni e si concluse solo con la morte dello svizzero nel 1565.

 

Potrà sorprendere oggi come nel XVI secolo quasi ci si accoltellasse per così tanto tempo a causa del semplice disegno di una pianta, tuttavia erano in gioco l'autorevolezza acquisita e il prestigio personale, per proteggere i quali per Mattioli ogni via era lecita.

Nel 1571 il senese decise di tornare a Trento dove a causa di una epidemia di peste morirà nel 1578.
I legni dell'edizione del 1565 come si diceva furono utilizzati lungamente, tanto che nel 1755 il Duhamel du Monceau li acquistò, trovati non si sa come, e ne riutilizzò 146 (154 secondo altre fonti) - più uno che era stato aggiunto in una edizione dei Commentari successiva al 1565 - con ottimi risultati per il suo Traité des Arbres et arbustes. Tutti gli altri intagli rimasero in possesso degli eredi del Duhamel du Monceau fino alla metà del secolo scorso, quando furono dispersi in due vendite.

 


Pietro Andrea Mattioli fu autore di altre opere, tra cui a noi interessa l'edizione del 1548 della Geografia di Tolomeo: Ptolemeo la Geografia di Claudio Ptolemeo alessandrino, [...], ridotta in volgare Italiano da M. Pietro Andrea Mattioli senese medico eccellentissimo.

 

Questo libretto, abbastanza raro, fu il primo atlante tascabile ed è costituito da 60 stampe geografiche, ossia le classiche 27 antiche e 33 moderne preparate dal piemontese Iacopo Gastaldi. L'aspetto che ne emerge è l'eterogeneità degli argomenti che il Mattioli affrontò con l'atteggiamento tipico di un umanista del XVI secolo.

 

 

Stampe Antiche

di Davide Biffis

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